Il Marketing del Passaparola: oggi il prodotto si sceglie (sempre di più) su Facebook.

Con questo articolo inizio una collaborazione con il sito www.terzomillennium.net

Spiccioli di una conversazione realmente avvenuta in un liceo di Milano tra tre studentesse durante l’intervallo delle lezioni: Sofia chiede a Camilla e Chiara “Ma voi che blush usate?”. Camilla risponde “Nessuno in particolare, lo rubo a mia madre”. Risponde Chiara  “Anch’io uso quello di mia mamma, ma le ho detto di comprare quello della Kiko, perché su Facebook scrivono tutte che è il migliore e costa poco”.

Quello che avete appena letto è solamente uno dei numerosi esempi del Marketing del passaparola che circolano ogni giorno sui Social Network.  Ed è la consacrazione che ciò che avviene su Facebook, Twitter, YouTube e le altri reti sociali non può piú passare inosservato agli occhi delle aziende che ancora non ci credono.

I dati di una ricerca di qualche giorno fa parlano chiaro: il 51% degli utenti di internet diffida dei marchi che non sono presenti sui Social Network. E questo contrasta con un altro dato implacabile, che dice che solo il 60% delle aziende internazionali ha attivato una strategia di Social Media.

Si stenta a credere che ci siano ancora così tanti Marketing Manager e Amministratori Delegati che ancora non credono nelle reti sociali. E i primi a sorprendersi sono gli stessi utenti che si chiedono perché alcune aziende famose ancora non abbiano una pagina Facebook o un account Twitter. È un po’ come se una delle tre liceali di prima non avesse un profilo su Facebook. Intendiamoci, a una sedicenne non l’ha ordinato il dottore di mettere foto o filmati sulla rete. Ne può tranquillamente fare a meno. Ma per un’azienda è diverso: esserci è diventato quasi obbligatorio, lo chiedono i consumatori, lo vogliono i potenziali clienti. Vogliamo dunque perderli o conquistarli?

Inoltre, il “non esserci” va comunque ad incidere sulla reputazione online di una marca o di un prodotto: sui forum di discussione non si parlerebbe d’altro che dell’assenza ingiustificata su quello o quell’altro Social Network. Un boomerang, se ci pensate.

Ma proseguiamo con i dati: l’89% degli utenti segue almeno una marca o prodotto sui Social.

Il 43% dei giovani tra i 18 e i 24 anni dichiara di aver comprato almeno una volta un prodotto seguendo le raccomandazioni e i consigli presenti sui Social. E se questi prodotti fossero proprio quelli della concorrenza?

E’ quindi giunto il momento, per le aziende che ancora non lo fanno, di attivare una strategia di Social Media, anche se c’è un rovescio della medaglia su cui ancora gli addetti ai lavori devono lavorare: infatti il 30% delle aziende attive sui Social ha riscontrato problemi nella misurazione del ROI. Intanto però ci sono, e parlano ai consumatori e soprattutto li ascoltano. E già questo è un piccolo ritorno dell’investimento.

A proposito, se non sapete cos’è il blush, significa che non avete una figlia adolescente.

L’ascesa di Matteo Renzi nell’universo dei Social Network.

Il sindaco di Firenze Matteo Renzi non sarà molto amato dal centro-destra, ma anche nel centro-sinistra non ha molti amici. Sarà perché i suoi avversari sono invidiosi dei passi da gigante che sta compiendo sui Social Network?

Come dimostrano infatti questi due grafici (tratti dal sito Vincos) l’ascesa di Matteo Renzi nell’universo delle reti sociali è impressionante. In particolare quella su Twitter, dove il sindaco di Firenze supera persino il guru Beppe Grillo. L’attività social di Renzi a me ricorda molto quella di Barack Obama ai tempi della sua candidatura a presidente degli Stati Uniti d’America. E scusate se è poco.

Il twitteraggio selvaggio.

Va bene twittare, ma fino a un certo punto.

Altrimenti succedono cose spiacevoli tipo quella che ha avuto per protagonista la giovane cantante Rihanna che su Twitter, senza pensarci due volte, ha dato in pasto ai suoi 25 milioni di follower la foto del treno che stava per prendere con in bella evidenza il numero e l’orario.

E così un esercito di fan l’ha aspettata puntualmente all’uscita della stazione di arrivo: la Gare du Nord di Parigi dove la aspettavano ad un concerto dei Coldplay.

Rihanna poi, sempre su Twitter, si è lamentata della situazione da lei creata scrivendo che i francesi erano “pazzi” e “fuori controllo”.

La pubblicità “mobile” su Twitter supera quella sui portatili e fissi.

Dopo un paio d’anni di sperimentazione, il sito di mibroblogging a 140 caratteri inizia a vedere i primi ritorni economici dalle inserzioni pubblicitarie rivolte agli utenti che utilizzano i dispositivi mobili come Smartphone o Tablet. “Gli introiti realizzati grazie alle vendite di pubblicità su smartphone e tablet – spiega Adam Bain, responsabile del Global Revenue di Twitter – superano quelli dell’advertising tradizionale su computer fissi e portatili. Anche perché i prezzi di ogni singolo spot, individuati attraverso un meccanismo d’asta che tiene conto del numero di offerte, sono solitamente più alti”. Il segreto del successo di questa forma di pubblicità si nasconde nell’originale struttura delle inserzioni introdotte da Twitter. La pubblicità ha infatti un massimo 140 caratteri, proprio come i messaggi che hanno reso famoso il social network dell’uccellino celeste. Le “reclame” appaiono in bella evidenza nella bacheca e nella lista di ricerca degli utenti del microblog con uno sfondo di colore ovviamente diverso per catturare meglio l’attenzione. Il successo sta  nell’immediatezza dei messaggi, nel massimo rispetto delle regolre di brevità imposte da Twitter. “I nostri spot pubblicitari sono in primo luogo tweet, e solo in seconda battuta pubblicità – commenta ancora Adam Bain – È questo che fa la differenza”.

Arriva Twitter Ads, la pubblicità CPF che permette di acquisire nuovi follow.

La prima pubblicità personalizzata per Twitter si chiama Twitter Ads ed è basata sul concetto di Cost per Follow. L’ha provata in anteprima Michele Caivano che sul suo blog Fortunecat ci racconta com’è andato il suo primo test:

Ho avuto modo di provare in anteprima Twitter ADS, la nuova piattaforma di advertising di Twitter. Condivido con voi i risultati della campagna così che possiate farvi un’idea di questo nuovo strumento.
Leggete il resto del racconto di Michele.