Qualche giorno fa, Michele Serra ha scritto una lettera all’autore del suo finto account Twitter e all’autore della pagina Facebook (ribadisco pagina Facebook) chiamata come lui, chiedendone gentilmente la chiusura.
La lettera è apparsa sul quotidiano Repubblica, giornale per il quale Serra scrive regolarmente e tiene una rubrica quotidiana molto seguita, chiamata L’Amaca.
Michele Serra, nella lettera, si riferisce in particolare all’account Twitter e della pagina Facebook (ribadisco pagina Facebook) che che vedete qui a fianco.
Nel momento in cui scrivo, l’autore del finto account Twitter di Serra non ha ancora replicato, anche perché sono circa due anni che non twitta. Ma forse Serra si riferiva a colui che ha recentemente aperto l’account Twitter Il figlio di Serra (@ilfigliodiserra) sull’onda dell’uscita del libro Gli sdraiati.
Viceversa ha prontamente replicato l’autore della pagina Facebook (e ribadisco pagina Facebook), tale Matteo Dalvit che ha scritto queste righe annunciando che chiuderà la pagina (e ribadisco pagina):
In una lettera apparsa oggi su Repubblica Michele Serra (quello “vero”, in carne ed ossa) ha rivolto il suo pensiero a questa pagina su Facebook chiedendo che venga chiusa. Pare che molti approfittino di questo spazio per lanciare insulti o per diffondere pensieri attribuiti falsamente al giornalista nel tentativo di screditarlo, insultarlo, prenderlo in giro o altro.
Non è questo l’intento con il quale creai la pagina diversi anni fa.
Sono un fedele lettore ed estimatore di Serra che, con questa pagina, voleva dare modo a quelli come me di tributare un piccolo omaggio virtuale a Serra pubblicando articoli, fotografie, interviste et similia. Purtroppo sembra che questo fine “innocente”, ed oserei dire “nobile”, sia stato travisato nel corso del tempo – ammetto di non aver mai “curato” la pagina pur avendola creata ed essendone de facto l’amministratore – da parte di chi preferisce utilizzare il web per diffondere e manifestare disprezzo, maleducazione, irrisione gratuita, finanche odio.
A riprova del fatto che la risposta di Serra alla domanda se si possa vivere senza i social network può essere un “sì”, questa pagina verrà cancellata nei prossimi giorni (giusto il tempo di chiarirmi le idee sul “come fare per”).
Un ringraziamento e mille scuse a Michele Serra. Matteo Dalvit (quello vero)
Per la cronaca, due giorni dopo l’uscita della lettera, Matteo ha chiuso la pagina Facebook.
Capisco benissimo il senso di fastidio e di imbarazzo che prova Serra leggendo tutta questa marea di cose che naviga nel mare magnum di internet.
Ma purtroppo non sono d’accordo con lui o meglio, sono d’accordo a metà.
Niente da dire sulla richiesta di rimozione del falso account Twitter. Qui Serra ha ragione in quanto Twitter è un social network che prevede l’apertura di un account personale in cui una persona fisica scrive ciò che gli pare.
Diverso invece è il discorso su Facebook dove, a differenza di Twitter, c’è la possibilità di aprire un profilo pubblico ma anche quella di aprire una pagina, dove per pagina si intende una sorta di blog, minisito, vetrina (chiamatela come vi pare) dedicata a una persona o a una cosa.
Ed è proprio qui che Serra sbaglia. Serra non chiede la rimozione del suo finto profilo Facebook, e lì avrebbe tutte le ragioni del mondo. Serra chiede la rimozione della pagina Facebook chiamata (erroneamente) Michele Serra, aperta da tale Matteo Dalvit come una sorta di tributo o omaggio al suo lavoro (per la cronaca segnaliamo che l’ultimo contributo di Matteo risale a metà marzo).
Ecco la differenza, caro Michele: quella è una pagina, non un profilo Facebook e in quanto tale devi accettare che esista.
L’unico errore, come già scritto, è quello di aver chiamato la pagina Michele Serra e non, per esempio, Fan di Michele Serra o Tributo a Michele Serra.
Matteo ha semplicemente creato una pagina pubblica di discussione su un personaggio famoso e questo personaggio famoso, in quanto tale, deve accettare che questa pagina esista.
Serra non può bendarsi gli occhi e non riconoscere la realtà dei fatti, pretendendo poi di scrivere e commentare la realtà stessa ogni giorno sulla sua torre d’avorio chiamata Amaca, consapevole che li, in quanto cartacea, nessuno potrà mai andare a criticare o a elogiare quanto da lui espresso.
È, quello di Serra, un comportamento molto retrò, e anche un po’ fané, narcisistico e snobistico. Serra non vuole riconoscere il nuovo mezzo di comunicazione chiamato internet, perché è esattamente un altro mezzo di comunicazione come quelli che esistevano quando lui era ragazzo. È un po’ come voler chiudere quei programmi televisivi o radiofonici che parlano male di questo o di quest’altro personaggio.
Detto questo, secondo me Matteo ha fatto male a chiudere la pagina. Anche se riconosco che le eventuali offese presenti in essa siano fuori posto e assolutamente da condannare. Ma la liberta di parola, positiva o negativa che sia, è un sacrosanto diritto che spetta a tutti.