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Repubblica.it boccia Volunia, il nuovo motore di ricerca sociale.

Sulla rete, da un paio di giorni, non si fa altro che parlare di Volunia, il nuovo motore di ricerca sociale creato da una delle menti di Google, l’italiano Massimo Marchiori. Per testare Volunia ci si deve registrare e aspettare il pass . In attesa di poterlo quindi testare personalmente, mi affido ad un pezzo di Mauro Munafò apparso sul sito del quotidiano La Repubblica che boccia parzialmente il nuovo motore, per l’esattezza lo “rimanda” a data da destinarsi, perchè colpevole di avere ancora “troppi limiti di navigazione, un’interfaccia incompleta, ricerche limitate, indicizzazione lenta e qualche contraddizione di troppo nell’aspetto “social”. Giudizio sospeso”.

Tornerò presto a parlare di Volunia, un’iniziativa che va comunque premiata per il coraggio dimostrato nel porsi come alternativa seria a Google.

Nanni Moretti diceva che le parole sono importanti. E’ vero. Sulla rete lo sono ancora di più.

Riporto integralmente un post del mio amico Gery Palazzotto, giornalista di Palermo che, pur non essendo esattamente un “addetto ai lavori”, dice delle cose verissime sul tema dei contenuti sulla rete:

C’è una corsa forsennata a prendere posizioni sul web, soprattutto sui social media. Tutti ad aprire account, a rimodellare siti. Solo in pochi, illuminati, si preoccupano anche dei contenuti, cioè di quello che bisogna infilare dentro questi meravigliosi pacchetti virtuali, confezionati con carta pregiata.
Vige in questo momento una logica attendista che in realtà nulla ha a che fare con la prudenza. Si dice: occupiamo uno spazio, mettiamo su una bella vetrina, tanto qualcosa accadrà tra pochissimo. Però aspettiamo che accada.
L’atteggiamento è sbagliato per tre motivi.
Primo. Il web non è un’altra realtà ma un’appendice della realtà. Un commerciante serio non aprirebbe mai un negozio senza nulla dentro solo per prendere possesso di un locale che non è prezioso né esclusivo.
Secondo. I contenuti sono essi stessi un prodotto, per di più altamente specialistico. Hanno un costo, ma consentono ricavi. Farne a meno non è una scelta, è una stupidaggine.
Terzo. Occupare asetticamente uno spazio web potrebbe urtare la suscettibilità del visitatore che fuggirebbe dal sito e difficilmente tornerebbe sui suoi passi.
Conclusione. Meglio non fare nulla se non si è certi di cosa si vuol fare

Il (primo) terremoto ai tempi di Twitter.

Terremoto del nord Italia del 25 gennaio 2012. Twitter si aggiudica la palma di sismografo ufficiale. E’ stato infatti il Social Network dei cinguettii a dare per primo la notizia del sisma. Grazie ai tweet degli internauti veneti che hanno subito cinguettato le loro paure qualche secondo dopo la prima scossa avvenuta alle o,30 circa del mattino. Io a quell’ora ero ancora alzato e avendo letto i tweet mi sono precipitato sui principali siti d’informazione nazionali ma tutto taceva. Repubblica, Corriere, Stampa. Silenzio. Ma anche il sito dell’Ansa era muto. Ecco una foto che documenta invece come Twitter sia stato tempestivo nel dare la notizia. A testimonianza di come, ormai, i Social Network stiano diventando il principale mezzo d’informazione sulla rete.

Complimenti a Costa Crociere: ecco come si gestiscono blog e social network in caso di naufragio.

La tragedia la conosciamo tutti, purtroppo, anche i muri. E’ proprio per questo motivo che non voglio tornare su quanto successo all’isola del Giglio, perché se ne sta già parlando in decine di altri siti e blog.

Lo scopo di questo post è quello di raccontare la professionalità e la scelta strategica adeguata con cui l’azienda Costa Crociere ha voluto comunicare, e di conseguenza gestire, la vicenda e il probabile disastro d’immagine che poteva scatenare.

La notte dell’incidente, quando ancora nessuno tra i principali siti di informazione aveva pubblicato la notizia, sul blog ufficiale di Costa Crociere sono apparsi due post (all’una e alle cinque del mattino) dal contenuto molto formale in cui si comunicava ciò che stava accadendo nei pressi del Giglio. Qui il primo post e qui il secondo.

Andando a memoria, credo che si tratti della prima volta in cui un’azienda italiana in un momento tragico e delicato come quello del naufragio di una sua nave, decide di informare così tempestivamente la clientela attraverso la rete. E facendolo senza farsi prendere dal panico e quindi sfruttando la rete nel modo migliore.

Un blog aziendale non è una vetrina o un catalogo prodotti. Un blog aziendale è un posto, uno spazio, una bacheca, in cui poter comunicare cose che non riguardano necessariamente l’aumento del fatturato e delle vendite. E Costa Crociere questo lo sa bene e la testimonianza di ciò l’abbiamo avuta sotto gli occhi  la notte della tragedia.

Inoltre l’azienda ha anche dimostrato di sapersi muoversi nel rutilante mondo dei social network, decidendo di lasciare aperta a tutti la bacheca della pagina Facebook.

Un comportamento che alla lunga ha pagato: infatti il commento delle 5 di notte pubblicato su Facebook , è piaciuto a 2.811 persone.

E scusate se è poco.