Uno dei difetti delle aziende italiane, grandi-medie-piccole che siano, è quello di essere presenti a raffica su tutti i social solo perché quei social sono di moda, o solo perché la gente ne parla e se ne parla sui media.
Prendiamo appunto il caso di Instagram, per esempio.
Instagram è il social che insieme a Facebook ha avuto il più alto tasso di incremento nell’ultimo anno. La tipologia di aziende più presenti su questo social appartengono al Food, al Beverage e all’Enterteinment, e colpisce il dato che fissa il Travel al nono posto*.
Nell’ultimo anno le aziende si sono precipitate ad aprire il loro profilo aziendale Instagram.
E poi?
Dopo qualche settimana di fotografie postate senza capo né coda, la frenesia (fortunatamente) è finita. E adesso Instagram è diventato, per loro, un canale muto. Il peggio che potesse accadere.
Ciò significa che dietro alla scelta di aprire un canale social, non c’è una strategia ben precisa e, peggio ancora, non ci sono risorse e cervelli.
Inoltre, la maggior parte delle aziende non sa che prima di aprire un profilo Instagram bisogna accertarsi che il pubblico di riferimento sia lì. Perché non è detto che lo sia. Magari se ne sta beatamente da un’altra parte.
Ma facciamo finta che il target sia lì, su Instagram: siamo sicuri di avere qualcosa di interessante da raccontargli? E ancora, abbiamo visto cosa fa la concorrenza? C’è o non c’è su? Come si comporta? Fa solo branding selvaggio o fa anche Storytelling interessante?
Tutte cose che vanno esaminate, prima di farsi prendere dalla foga di aprire un profilo aziendale.
Vi lascio con una notizia: la rivista americana Time, che premia annualmente il miglior account Instagram, ha premiato per il 2015 Stacy Kranitz, che non è un’azienda ma una persona, per avere utilizzato Instagram “nel modo in cui dovrebbe essere usato: per testimoniare le cose mentre accadono”.
Intanto, se volete qualche consiglio su come migliorare la vostra presenza sui social media, scrivetemi. Sarò felice di scambiare due chiacchiere con voi.
Nella foto l’account di Stacy Kranitz.
* Dati tratti dalla ricerca “La SocialMediAbility delle aziende italiane” dell’Osservatorio IULM sui Social Media in collaborazione con BlogMeter di cui ho parlato in questo articolo.
dopo attente riflessioni sono giunto alla conclusione che l’utilità dei social è avere sott’occhio tutti i brand che ci piacciono e rimanere aggiornati
cosa che però non è sempre possibile, visto che i feed spesso non sono cronologici, ma seguono altre logiche, quindi il rischio di perdere per strada alcuni brand è molto alto
a quel punto quindi torna utile un sito aziendale costantemente aggiornato con in evidenza le novità, gli eventi, i nuovi prodotti eccetera
in quest’ottica l’unico social che permette un feed affidabile credo sia Twitter
altrimenti la classica newsletter
come vedi i social non sono veramente l’unico mezzo a disposizione e non sempre il più affidabile
Inoltre è vero che spesso sui social ci sono personalità accattivanti e modaiole, tendiamo ad iscriverci su questa scia, ma se il nostro target fosse di tutt’altro genere?
non è così scontato oggi, bisogna effettivamente porsi molte domande a riguardo